• Dott. Cristian Massi

D. Lgs. 231/2001: esigenza ed opportunità per gli Enti Non profit

Un’organizzazione per essere definita credibile e trasparente ha bisogno di implementare un organo di controllo che riesca a gestire in maniera specifica i rischi.

Maggiore sarà il numero di attività poste in essere dall’ente e maggiore sarà il rischio che ne deriva.

La gestione dei rischi è diventata ormai una priorità sia per le aziende profit ma soprattutto per le organizzazioni senza scopo di lucro, che fanno della trasparenza e responsabilità il loro punto di forza.

Secondo la disciplina introdotta dal D. Lgs. 231/01, le organizzazioni possono essere ritenute responsabili per alcuni reati commessi o tentati, nell’interesse o a vantaggio delle società stesse, da esponenti dei vertici aziendali e da coloro che sono sottoposti alla direzione o vigilanza di questi ultimi.

L’intensità di queste responsabilità cresce all’aumentare della struttura organizzativa, soprattutto se gli enti collaborano con la Pubblica amministrazione e se sono fortemente patrimonializzati avendo interesse a preservare la propria dotazione.

L’art. 4 comma 1 della Legge Delega n. 106/2016, nel disciplinare gli obblighi di controllo interno e di accountability nei confronti dei diversi stakeholders della compagine organizzativa ha previsto l’adozione del “modello 231”.

Successivamente alle previsioni della Legge Delega, l’art. 30, comma 6, del D. Lgs. 117/2017 e l’art. 10, comma 2, del D. Lgs 112/2017 prevedono che l’organo di controllo interno degli Enti del Terzo Settore, tra le proprie funzioni, vigili sull’osservanza del “modello 231”.

Aspetto fondamentale del D. Lgs. 231/2001 è l’attribuzione di un valore esimente ai modelli di organizzazione, gestione e controllo.

In caso di un reato commesso da un soggetto in posizione apicale, la società non risponde se prova che:

  • L’organo dirigente ha adottato ed attuato, prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi;
  • Il compito di vigilare sul funzionamento e sull’osservanza dei modelli e di curare il loro aggiornamento è stato affidato a un organismo della società dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo;
  • Le persone hanno commesso il reato eludendo in maniera fraudolenta il modello di organizzazione e di gestione;
  • Non vi è nessuna vigilanza da parte dell’organismo di vigilanza.

Quindi l’ente è chiamato ad effettuare una mappatura dei rischi dell’organizzazione, dei processi e delle prassi adottate.

Successivamente alla mappatura, si procede alla stesura del sistema di controllo interno, analizzando le capacità del sistema di contrastare e quindi ridurre i rischi identificati.

La costruzione del modello si esplica nei confronti sia di soggetti che si trovano in posizione apicale sia nei confronti di quelli sottoposti all’altrui direzione e richiede di:

  • Individuare le modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione dei reati;
  • Individuare attività di audit sistematico e periodico, attraverso le quali monitorare le procedure e i processi delle diverse aree di responsabilità interne;
  • Definire un appropriato sistema disciplinare e sanzionatorio a carico del soggetto autore del reato che abbia agito eludendo quanto disposto nel modello 231;
  • La nomina dell’organismo di vigilanza strutturato collegialmente, ovvero monocratico cui affidare il monitoraggio e la verifica del funzionamento e l’osservanza del modello 231.

Immaginare, quindi, che le organizzazioni non profit siano immuni da reati è un errore, in quanto parte integrante di un sistema.

I maggiori reati che le organizzazioni possono incontrare sono:

  • Frodi di raccolta fondi: esiste la possibilità che le persone possano utilizzare il marchio e il logo per creare degli eventi falsi mantenendo i profitti per sé stessi. In questo modo abbiamo un danno non solo per i donatori, ma anche per l’organizzazione. Ovviamente tutto ciò si ripercuote in maniera negativa sulla fiducia e credibilità dell’organizzazione stessa.
  • Sicurezza dei dati: molte organizzazioni considerano la sicurezza informatica non come una loro priorità. Molte frodi delle organizzazioni invece derivano proprio dalla mancanza di attività di cybersecurity.
  • Furto: la possibilità di subire un furto è rilevante sia per le aziende profit che per le organizzazioni non profit, e cioè da clienti, fornitori, dipendenti.

Quindi l’implementazione di un modello 231 è fondamentale in base alle specifiche esigenze dell’ente e della sua concreta operatività.

Dotarsi di un modello di organizzazione gestione e controllo si manifesta come un perfetto connubio tra esigenza ed opportunità, in un contesto sempre più stringente come quello del non profit.

Dott. Cristian Massi

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